24 – 25 maggio 2025, Museo Malakos (Città di Castello)


Il secondo campus del progetto Territori Sensibili si è svolto il 24 e 25 maggio 2025 in un luogo simbolo del territorio: il Museo Malakos di Città di Castello. Due giornate intense, ricche di scambio, riflessione e pratiche condivise, che hanno visto la partecipazione attiva di giovani, partner di progetto e facilitatori.


Sabato 24 maggio

Il campus ha preso avvio nel primo pomeriggio con la registrazione dei partecipanti (11 giovani e 7 partner) e una plenaria di apertura. In questo primo momento collettivo sono stati presentati gli obiettivi del progetto, il programma del campus e l’attività dei TAVOLINI, fulcro del percorso laboratoriale e spazio simbolico di confronto orizzontale.

È stato poi dedicato un tempo all’aggiornamento sulle attività del progetto in vista del Festival di settembre:

  • Jacopo ha illustrato l’andamento dei giochi di ruolo attivati a marzo, che coinvolgono un gruppo di giovani tra i 14 e i 17 anni. Si sta valutando l’inserimento di un ciclo di incontri dedicati all’ascolto e alla critica musicale.
  • Clara ha raccontato la progettazione dei laboratori di bioarte, che animeranno ogni giornata del Festival. Ogni laboratorio sarà incentrato su un animale diverso, con creazioni che saranno esposte in forma collettiva.
  • Giorgia ha annunciato la residenza artistica con Pablo Tapia Leyton (16–19 settembre), che si concluderà con azioni performative in contesti urbani marginali.
  • Laura, per Balletti a pagamento, ha anticipato la residenza di inizio giugno, che avrà una restituzione finale l’8 giugno e un ulteriore momento di condivisione durante il Festival.
  • Riccardo ha delineato le tappe del Festival, che si articolerà tra Lama, Sansepolcro e Città di Castello, con spettacoli, concerti, arte urbana e momenti performativi. Tra gli appuntamenti in evidenza: il 17 settembre serata pre-festival a Lama con murale e dj set, il 20 settembre eventi di skate, graffiti e musica, e il 21 settembre un concerto al tramonto da Malakos con giochi popolari rivisitati.

Ore 15:30 – Ha preso avvio il primo incontro di TAVOLINI, articolato in un doppio binario:

  • il laboratorio di Kokedama condotto da Les Plantes, con un primo gruppo di 14 partecipanti;
  • un momento di confronto con i giovani partecipanti e partner su temi valoriali e identitari.

Durante il secondo Campus di Territori Sensibili infatti, uno dei momenti più significativi è stato l’incontro dedicato alla riflessione collettiva sui valori fondativi del progetto e sull’impatto che si desidera generare nei territori coinvolti. Non si è trattato di una semplice attività di discussione, ma di un vero e proprio laboratorio di visione collettiva, in cui si è cercato di dare forma a un’idea condivisa di futuro.

Una premessa fondamentale: Territori Sensibili oltre gli eventi

La riflessione è partita da una premessa chiara e ambiziosa: Territori Sensibili non è solo una rassegna culturale o un contenitore di eventi, ma un progetto civico che si propone di agire in profondità sui contesti locali. Il suo scopo primario è quello di innescare processi trasformativi, attivando energie, relazioni e pratiche che siano in grado di incidere sul tessuto sociale. Questo implica, per chi vi partecipa, non solo il “fare” ma anche il “sentire” comune: la necessità di condividere un codice valoriale e una visione di mondo.

 Qual è l’idea di mondo che vorremmo?

La prima parte del laboratorio ha posto ai partecipanti una domanda radicale e generativa: “Qual è l’idea di mondo che vorremmo costruire insieme?” Le risposte emerse non si sono limitate a enunciati astratti, ma hanno restituito un panorama ricco di desideri, aspirazioni e visioni profondamente radicate nei vissuti personali e nelle urgenze collettive.

È emerso un desiderio di:

  • Libertà espressiva, senza giudizi e condizionamenti.
  • Giustizia sociale, intesa come accesso equo a risorse materiali e culturali.
  • Comunità solidali, dove il gioco, l’arte, l’empatia e la condivisione siano elementi strutturanti.
  • Accessibilità diffusa, in ogni sua forma: fisica, emotiva, culturale, esperienziale.
  • Creatività come strumento di trasformazione, in particolare nei luoghi dimenticati o emarginati.
  • Riconoscimento dell’artista, non come figura accessoria, ma come attivatore sociale e civile.
  • Rivoluzione gentile, fatta di cura, poesia, compassione, festa, scambio, patto e partecipazione.

Il mondo auspicato è un mondo aperto, fluido, non gerarchico, in cui le differenze siano occasione di ricchezza e non di esclusione. Un mondo in cui si possa fallire, perdersi e ricominciare. Un mondo che sappia “vedere la bellezza” e “reinventarsi continuamente”.

In che modo le nostre attività riflettono questi valori?

A questa visione si è poi affiancata una seconda riflessione cruciale: le attività di Territori Sensibili sono coerenti con questo impianto valoriale?

È qui che il progetto TAVOLINI è emerso come espressione concreta e simbolica di questi valori.

  • TAVOLINI come spazio collettivo: non un format fisso, ma un luogo simbolico dove si incontrano storie, soggetti, pratiche. Sedersi insieme “allo stesso tavolo” è un gesto che rompe le gerarchie e costruisce possibilità. La metafora del tavolo richiama il bisogno di equità e di dialogo autentico.
  • Accessibilità come orizzonte politico e pratico: il progetto si prefigge di rendere la cultura accessibile non solo in senso fisico, ma anche e soprattutto in senso emotivo e cognitivo. TAVOLINI è un luogo di riconoscimento e di scoperta, dove ogni voce può trovare ascolto e rispecchiamento.
  • Creatività come diritto e pratica trasformativa: gli incontri diventano occasione per sperimentare sé stessi, per conoscersi, per sbagliare, per esprimere idee e sogni. L’esperienza artistica non è riservata a pochi, ma viene restituita come possibilità diffusa.
  • Territori come destinatari attivi: Territori Sensibili si prende cura di contesti fragili, marginali, invisibili. Lo fa con delicatezza e intelligenza, attraverso l’arte, la parola e la presenza. E lo fa non calando soluzioni, ma attivando processi partecipati.

Un’esercitazione di pensiero e relazione

Questo laboratorio valoriale è stato uno dei momenti più potenti del campus: ha generato una “mappa” ideale del progetto, che non nasce da un documento teorico, ma dall’intreccio di parole, bisogni e visioni condivise. Ha permesso ai partecipanti di sentirsi parte attiva di una comunità intenzionale, che lavora per costruire qualcosa di più di un semplice festival: una forma di cittadinanza culturale e affettiva.

Attraverso la riflessione collettiva, Territori Sensibili ha confermato la propria natura: un progetto che si nutre di relazioni, che abita lo spazio pubblico con delicatezza e coraggio, e che riconosce nell’arte e nella parola gli strumenti per immaginare e costruire un mondo possibile.

Ore 17:45 – Secondo gruppo per il laboratorio di Kokedama e talk pubblico legato al format TAVOLINI (ripreso in video), che ha chiuso la prima giornata. I partecipanti imparano a realizzare una kokedama, antica tecnica giapponese che consiste nel creare una sfera di muschio e terra che accoglie e sostiene una pianta, senza l’uso di vasi. Durante il laboratorio si riflette sul rapporto con il tempo, l’attesa e l’attenzione verso ciò che cresce. L’attività promuove manualità, bellezza e connessione con il vivente, trasformando ogni pianta in un piccolo gesto poetico e collettivo.


Domenica 25 maggio

La seconda giornata del campus è stata interamente dedicata all’identità visiva del progetto Territori Sensibili. A guidare il laboratorio è stato Marco Dini, grafico e designer visivo, che ha condotto i partecipanti (10 giovani, 8 partner, 2 per il monitoraggio) in un’esplorazione del processo creativo dietro la costruzione di un logo.

Dopo un momento introduttivo e un riepilogo degli appuntamenti futuri, Marco ha accompagnato il gruppo attraverso un viaggio nella progettazione grafica intesa come atto psicologico e identitario. Partendo dall’analisi del logo di Territori Sensibili, sono stati esaminati:

  • i riferimenti geografici e artistici (in particolare l’influenza dell’opera di Alberto Burri),
  • la palette cromatica e il suo legame tematico,
  • la scelta del font e il confronto con altri esempi di comunicazione visiva culturale.

Un esercizio creativo ha invitato i partecipanti a interrogarsi su un oggetto quotidiano – una semplice penna – formulando almeno venti domande su di essa. Questo semplice gesto ha aperto a una riflessione più ampia sull’osservazione, l’analisi e la costruzione del senso.

La giornata si è conclusa con un lavoro di gruppo partecipato, in cui i giovani hanno immaginato il Festival ideale, condividendo aspirazioni e idee per un progetto culturale che rifletta pienamente i valori emersi nel percorso.

Il secondo campus di Territori Sensibili ha rappresentato un momento fondamentale di costruzione collettiva, in cui attività pratiche, riflessione teorica e visione artistica si sono intrecciate con naturalezza. È emersa con forza la necessità di abitare i territori con cura, ascolto e partecipazione, mettendo al centro i valori della condivisione, accessibilità e trasformazione creativa.

Prossima tappa: continuare a intrecciare idee, strumenti e relazioni verso il Festival di settembre, portando con sé la spinta propulsiva di questi due giorni intensi e generativi.


“Territori Sensibili” – un patto condiviso per reinventare il mondo, giocando insieme.