«TIENIMI!»

Racconto di Eleonora Marangoni

Foto di Silvia Noferi

Cosa significa darsi la mano? Cosa c’è dietro una stretta? Che forma ha un legame, e come si racconta un incontro? C’era una volta un pomeriggio di ottobre, di tempo prima sereno poi incerto, in cui l’abbiamo (ri)scoperto. Grazie all’acqua, al gesso, alla farina; ad « altri » che non conoscevamo e poco dopo abbiamo imparato a chiamare per nome, con cui abbiamo intrecciato le nostre dita. Le folle e le grida dei tempi della torre erano scomparsi. A Caserma arrivavano piccoli gruppi, composti da ragazzi e adulti partecipi e accorti, riuniti a scaglioni, distanziati ma mai distanti. Era iniziato l’autunno, erano tornate le mascherine, con loro i pensieri, la paura e l’incertezza.

Il laboratorio di scultura di Matteo Lucca è stata l’occasione di riflettere sul valore di un gesto, riscoprirne l’importanza e forse, per la prima volta, la bellezza, sia plastica che metaforica. Come tutto quello che succede a CasermArcheologica, lo scopo era incontrarsi, mettersi in gioco, sperimentare e diventare parte attiva delle interazioni del territorio. Vivere l’arte come luogo di incontro e l’incontro come pratica artistica.

In questo strano e lungo anno in cui siamo stati costretti a rinunciare agli incontri, ad allontanarci, a mettere da parte abitudini e riti, venire e poi tornare qui, oltre che un esercizio artistico, è stato un modo di restare uniti, di riscoprirci simili, di tenere acceso il calore di alcune pratiche, la bellezza degli scambi, delle visioni, dei gesti.